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Rio Petroso
Nei pressi del passo del Carnaio non distante dal monumento che ricorda le vittime dell’eccidio nazifascista, vi è una strada prima asfaltata quindi sterrata che in lieve discesa, a mezza costa su terreno arido e sassoso dopo qualche chilometro raggiunge il piccolo cimitero e quindi i ruderi della chiesa di Rio Petroso, orfani anche del campanile a vela che ha ceduto alle ingiurie del tempo ed è rovinato oltre dieci anni fa.
Il territorio di quella che era la parrocchia di San Biagio alle Petrose poteva contare su una ventina di case sparse, racchiuse tra monte Cocleto, monte Piano, Monte Frullo ed il Carnaio. La località è ricordata per la prima volta in un atto risalente al 3 giugno 1118 giorno in cui il notaio Ser Bruno di Galeata menziona un certo Bertoldo da Riopetroso. Successivamente è una bolla papale di Innocenzo III, datata 5 maggio 1213, che cita l’ “ecclesiam de Ripredosa” e il “castrum Ripatrosa” tra l’ elenco di beni, sia ecclesiastici che laici, di pertinenza del monastero di Sant’Ellero di Galeata. Anche il cardinale Anglic de Grimoard nella sua celebre “Descriptio provinciae Romandiolae” ricorda il castello di Rio Petroso che, situato su un cocuzzolo nei pressi del podere delle Petrose, già nel 1371, aveva perso importanza, non era custodito e possedeva una rocca e una torre debole.
In seguito alla conquista fiorentina del 1453, e all’istituzione del Capitanato della Val di Bagno, Rio Petroso divenne uno dei comunelli della Comunità dotati di propri Statuti.
Il castello negli statuti è menzionato per l’ultima volta il 9 dicembre 1544, in merito alla riunione del Consiglio che si tenne “presso la casa di […] Matteo posta nel Borgo di Fora di detto Castello”.
La popolazione di Rio Petroso, almeno dal 1595 si è sempre mantenuta al di sotto delle 200 unità ed ancora nel 1951 si potevano contare 127 abitanti.
Dieci anni dopo vi risiedevano solamente 5 famiglie per un totale di 31 persone che si recavano alla messa domenicale, celebrata da don Alfredo Bertacco parroco di Crocedevoli, all’interno della cappella del cimitero.
La vecchia chiesa di San Biagio infatti da qualche anno era chiusa in quanto pericolante.
Pur essendo posta al di fuori del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Rio Petroso fornisce agli appassionati di escursionismo e bicicletta l’opportunità di effettuare ottimi percorsi, non estremamente impegnativi e con notevoli scorci panoramici.
Facendo base a Trappisa, percorrendo la strada sterrata fino a Cà di Veroli potrete percorrere un percorso ad anello che vi farà raggiungere Rio Petroso.