La dolorosa agonia di
Rio Petroso

In questo articolo del 1965 si parla dell’esodo da Rio Petroso. Luoghi come questo oggi sono raggiungibili solo da chi, come noi, ama solcare sentieri in bici o a piedi che si insinuano nei boschi ai confini con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Arrivare qua durante un escursione è un’esperienza molto piacevole, il paesaggio è ricco di angoli suggestivi e di bellissimi panorami.

Conoscere un po’ di storia di questi luoghi non fa altro che migliorare la nostra esperienza, per questo motivo ogni tanto riportiamo storie locali del passato.

In questo scritto del ‘65, anno in cui si formava la band dei Pink Floyd, Umberto Console ci parla di Rio Petroso e con una punta di malinconia descrive brevemente l’esodo da questo manipolo di case.

Di seguito le sue parole.

La dolorosa agonia di
Rio Petroso

Di anno in anno la frazione di Rio Petroso, a 612 metri di altitudine sul crinale del monte Carnaio, che separa l’alta vallata del Savio da quella del Bidente, vede diminuire, come altre frazioni del Comune montano di Bagno di Romagna, i suoi abitanti.

Molti anni fa erano 160, mentre oggi sono ridotti a 19 complessivamente. E dire che la distanza dalla sede comunale, S. Piero in Bagno, è di appena sette chilometri, dei quali, buona parte, si percorrono sulla provinciale del Carnaio.

L’antica chiesa parrocchiale è malandata, il tetto minaccia di cadere e l’edificio sacro è stato chiuso perchè ritenuto pericoloso. Il giovane parroco, Don Alberto Bettacco, dalla vicina frazione di Crocedevoli, tutte le domeniche e quando la sua presenza si rende necessaria, si reca a Riopetroso e celebra Messa, nella piccola cappella del cimitero rurale.

Il minuscolo villaggio appare desolato, è in agonia; e dire
che ha un passato, una storia! Fu la patria di Lombardino il giovane maestro che trastaritosi da Riopetroso a Forlì assistette, nella scuola dove insegnava, al grande prodigio della Madonna del Fuoco.

Il nome di Riopetroso, che fu sede di un castello medioevale del quale esistono solo pochi ruderi, si fa derivare da un Rio che scorre ai piedi del colle ricoperto di ciotoli. Il castello appartenne ai signori di Valbona e ne fu possessore Lèuziono nel 1335. Gli venne tolto dai cesenati, alleati dai forlivesi.

Sulla facciata della cadente chiesa spicca un’antica meridiana, o, come viene chiamata dai rurali del luogo, un «orologio a sole», l’unico rimasto nella vasta zona dell’Alto Savio. Il cardinale Anglico, nella sua descrizione dei castelli della Romagna del 1371, accenna a quello di Riopetroso:

«È nelle Alpi (Appennini) tra due fossi, sopra una collina. Ha una rocca e una torre debole e non viene custodito. Confina con la valle di Bagno e le località Riosalso e Valbona».

UMBERTO CONSOLE